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Startup Act 2.0: Che cosa sta cambiando?

PowerUp | Startup e innovazione

Nel dicembre 2012, con il decreto legge 179/2012, l'Italia ha introdotto il cosiddetto “Startup Act”, un insieme di norme pensate per rivoluzionare il panorama imprenditoriale del Paese 🚀.

L’obiettivo dichiarato era quello di creare un ambiente in cui le idee innovative potessero germogliare e prosperare 📈. E così, nel giro di un decennio, il numero delle startup innovative è passato da 1.467 nel 2013 a ben 14.708 nel 2022.

Ma vi sembra abbastanza? Prima di rispondere, pensate che, a fine 2022, l’Italia contava oltre 1.347.000 società di capitali attive. Un confronto che lascia spazio a molte riflessioni.

A fine luglio 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge Concorrenza, contenente nuove norme per le startup innovative e battezzato come lo Startup Act 2.0. Un nome che ha subito acceso le aspettative, promettendo di dare una nuova spinta vitale alle startup 💥, tanto quelle già avviate quanto quelle future.

Ma quali sorprese ci riserva davvero questo nuovo pacchetto normativo?

  1. Capitale Sociale e Occupazione 📃: A partire dal secondo anno di attività, le startup dovranno versare un capitale sociale minimo di 20.000 euro (attualmente non vi sono limiti sul capitale) e avere almeno un dipendente. Questa misura mira a rafforzare la solidità finanziaria delle startup e a promuovere l'occupazione.
  2. Durata del Titolo di Startup ⏳: I sessanta mesi in cui una società può definirsi startup inizieranno a decorrere non dalla sua fondazione, ma dal momento dell'iscrizione nella sezione speciale delle camere di commercio. Questa modifica offre alle aziende un periodo più realistico per crescere e stabilizzarsi.
  3. Estensione della Permanenza nella Sezione Speciale: Per le startup che operano in settori ritenuti strategici (in particolare le costruzioni, l’estrazione di minerali, la fornitura di energia, le reti fognarie e attività professionali scientifiche e tecniche), il periodo di permanenza nella sezione speciale viene esteso da 5 a 7 anni. Tuttavia, a eccezione del settore tecnico-scientifico, questi settori sono relativamente marginali nel panorama delle startup 🧐.
  4. Investimenti da Enti di Previdenza Obbligatori: Viene introdotta una quota minima del 2% che gli enti di previdenza obbligatoria dovranno destinare agli investimenti in fondi di venture capital. Non è però al momento previsto l'obbligo che questi investimenti siano fatti in Italia, aspetto che potrebbe ridurre l'impatto positivo su scala nazionale.
  5. Incentivi Fiscali per Incubatori Certificati : Gli incubatori certificati potranno beneficiare delle deduzioni IRES pari al 30% dell'investimento, una misura già prevista per le imprese. Questo potrebbe stimolare ulteriori investimenti nell'incubazione di nuove startup.

E adesso?

Le aspettative erano alte, ed in molti speravano in una regolamentazione più incisiva, auspicata anche da noi Commercialisti, più chiara e finalmente capace di attrarre maggiori capitali 💵. Sebbene il Governo abbia lasciato aperta la possibilità di interventi normativi integrativi 📝, queste prime misure ci sembrano un passo importante, ma non ancora sufficiente, per sostenere in modo robusto l’ecosistema delle startup italiane 💪.

Nell’attesa di eventuali aggiornamenti, cosa consigliereste di aggiungere o modificare in queste nuove normative per migliorare ulteriormente lo sviluppo delle startup? 

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gbulgarelli

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