Scaleup Act: Ecco come navigare il panorama normativo

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Il cosiddetto Scaleup Act, introdotto con la Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2024, segna un passo avanti significativo per chi opera nella filiera dell’innovazione in Italia. Startup, PMI innovative, investitori, incubatori e acceleratori si trovano ora di fronte a nuove regole, opportunità fiscali e, grazie ai recenti chiarimenti ufficiali del MIMIT, a un quadro più chiaro su diversi aspetti applicativi. Questo articolo vuole essere una guida pratica e diretta per capire cosa cambia, come prepararsi e dove conviene attivarsi fin da subito. 

1. Startup innovative: più tempo nel registro, ma non per tutti

Con l’obiettivo di supportare le imprese in grado di crescere e scalare, il nuovo assetto normativo consente alle startup innovative di rimanere iscritte nel registro speciale fino a un massimo di 9 anni, ma solo a condizione di rispettare requisiti economico-tecnologici sempre più sfidanti. Restano validi i criteri fissati nel 2012 per l’ingresso, cui si aggiungono due novità centrali di recente chiarite dal MIMIT: la società deve rientrare nella definizione europea di PMI e non può avere come attività prevalente quella di agenzia o consulenza. 

Fino alla pubblicazione della circolare MIMIT dello scorso 29 luglio, non era chiaro quali titoli o asset contassero davvero per ottenere la proroga e come questi si dovessero combinare tra loro. 

Ad esempio, uno dei dubbi più frequenti riguardava l’uso di una licenza di brevetto o di un software registrato o, ancora, di un modello di utilità per soddisfare il requisito di  “privativa industriale” dopo il terzo anno. Su questo punto il Ministero ha chiarito in modo netto: né le sole licenze né i modelli di utilità né i software registrati possono essere considerati validi dopo il terzo anno. 

Sono stabilite scadenze precise, con documentazione da presentare alla Camera di Commercio insieme al bilancio del terzo e del quinto anno.

In sintesi, il percorso funziona così: 

  • oltre i 3 anni: serve almeno uno dei requisiti del comma 2-bis, come spese in R&S pari ad almeno il 25% della produzione, possesso di un brevetto valido, contratti di sperimentazione con la PA o capitali qualificati; 

  • oltre i 5 anni: scattano i requisiti più selettivi del comma 2-ter, da verificarsi nuovamente al settimo anno, come ad esempio un aumento di capitale superiore a un milione di euro da parte di un OICR oppure una crescita dei ricavi superiore al 100% annuo. 

Queste regole scandiscono in modo chiaro il percorso di crescita delle startup innovative, premiando chi dimostra capacità di investimento e sviluppo concreto. L’obiettivo è valorizzare le realtà con reale potenziale di scala, evitando che lo status venga mantenuto solo formalmente.

In sintesi:

  • Permanenza fino a 9 anni, con requisiti progressivi da dimostrare; 

  • Obbligo di essere PMI (definizione EU) e divieto di attività prevalente agenzia/consulenza;

  • Oltre i 3 anni requisiti 2-bis: R&S ≥ 25%, brevetto valido, contratti con PA, capitali qualificati o altri previsti;

  • Oltre i 5 anni e nuovamente dopo 7 anni requisiti 2-ter: aumento di capitale > 1M € da OICR o crescita ricavi > 100% annuo;

  • Tempistiche e modalità di attestazione definite.

2. Incubatori e acceleratori: nuove aperture, ma anche nuove regole

Il nuovo impianto normativo aggiorna il profilo degli incubatori certificati, includendo formalmente anche soggetti che svolgono supporto o accelerazione alle startup, anche in modalità remota. Questo apre la porta anche a modelli più agili come acceleratori,  startup studios o venture builders che potranno certificarsi e avere una sezione dedicata nel Registro delle Imprese.

Tuttavia, pur riconoscendo e certificando le attività svolte, il riconoscimento non garantisce accesso automatico a tutti i vantaggi. Gli acceleratori certificati, ad esempio, non possono accedere all’esonero da imposte di bollo e diritti camerali né alle forme semplificate di partecipazione al capitale. Il principale vantaggio che rimane a questi nuovi soggetti è proprio quello introdotto dalla presente Legge: una detrazione dell’8% - fino a un massimo di investimento agevolabile annuo di 500.000€ - per gli investimenti diretti o indiretti in startup innovative. 

Chi opera nel settore dovrebbe valutare bene costi, benefici e criteri di accesso definiti in un decreto MIMIT (Articolo 30, Comma 2 della Legge Concorrenza 2024), considerando che la certificazione potrà essere anche uno strumento strategico per attrarre investimenti pubblici e consolidare la propria posizione nel mercato.

 In sintesi:

  • Certificazione estesa anche ad acceleratori certificati;

  • Accesso facilitato al Fondo di Garanzia PMI;

  • Esclusione degli acceleratori certificati dai benefici riservati agli incubatori certificati, eccezione fatta per il nuovo credito d’imposta dell’8% per investimenti diretti o indiretti in startup innovative.

3. Incentivi fiscali: disponibili, ma servono attenzione e tempismo

La normativa mantiene in vigore e rafforza importanti agevolazioni fiscali per chi investe in startup innovative, ma solo a determinate condizioni. La detrazione ordinaria al 30% resta valida per i primi 5 anni, mentre quella “de minimis” prima al 50% viene alzata al 65% ma è riservata al periodo iniziale di 3 anni dalla data di iscrizione al registro e non è più valida per gli investimenti in PMI innovative. Vengono poi introdotte, per entrambe le detrazioni, alcune cause di esclusione: se l’investimento genera una partecipazione qualificata superiore al 25% del capitale sociale o dei diritti di governance o se il contribuente è anche fornitore di servizi alla start-up, direttamente ovvero anche attraverso una società controllata o collegata, per un fatturato superiore al 25% dell'investimento agevolabile . 

Infine, qualora si sfruttasse la detrazione “de minimis” quest’ultima viene fatta salva in caso di fallimento della startup e ne viene anticipata la fruizione, in caso di utilizzo di convertendo, al momento del versamento piuttosto che al momento della conversione.

Attenzione: per fruire del beneficio de minimis, è necessario registrare l’investimento prima sulla piattaforma Invitalia.  Inoltre, in caso di convertendo (SAFE), qualora si voglia anticipare la fruizione del beneficio fiscale, i versamenti devono avvenire con una causale precisa ("in conto aumento capitale") e risultare iscritti a riserva patrimoniale. 

Un errore diffuso: alcune certificazioni riportano ancora erroneamente l’aliquota del 50% (ormai superata dal 18 dicembre 2024). L’agevolazione corretta, se si fruisce della cd. detrazione “de minimis” è il 65% per i nuovi investimenti validi da quella data.

 In sintesi:

  • Detrazione IRPEF 30% per 5 anni dall’iscrizione al registro;

  • Detrazione "de minimis" 65% valida solo per i primi 3 anni ed esclusa per gli investimenti in PMI innovative;

  • Nuove cause di esclusione dai benefici fiscali per investimenti che superano il 25% di capitale sociale o diritti di governance o in caso di rapporto significativo di fornitura (>25% del fatturato) tra investitore e startup;

  • Serve prenotazione sulla piattaforma di Invitalia;

  • Permangono dubbi sulla corretta imputazione degli investimenti in convertendo (SAFE).

4. Investitori istituzionali e stranieri: cosa cambia davvero

Per incentivare flussi di capitale qualificato, la normativa ha esteso il cosiddetto “Investor VISA” per investitori esteri non UE non solo ad investimenti di almeno 500.000€ in imprese italiane o 250.000€ in startup innovative ma anche ad investimenti di almeno 500.000€ in Fondi di Venture Capital. Una leva importante per attrarre investitori extra-UE.

Sul fronte degli operatori istituzionali, invece, si stabilisce che fondi pensione e casse previdenziali, gestori di gran parte dell’importante risparmio privato degli italiani, potranno mantenere i benefici fiscali previsti sul capital gain ottenuto dai loro investimenti “qualificati” solo se destineranno una quota dei loro asset in fondi di Venture Capital (3% nel 2025, 5% nel 2026 e 10% dal 2027). È forse una delle misure più importanti dello ScaleUp Act perché favorisce un “ponte” tra risparmio ed economia reale in una sorta di “patto intergenerazionale" dove il risparmio delle generazioni precedenti finanzia le aziende e i posti di lavoro del futuro. Questo è un circolo virtuoso ben noto nei paesi anglosassoni e negli ecosistemi maturi ed è esattamente ciò che manca al nostro ecosistema per scalare davvero: oggi i Fondi Pensione e le Casse di Previdenza contribuiscono solo per il 15% allo sviluppo del nostro mercato mentre negli USA tra il 65% e il 70% delle risorse dei Fondi di VC viene raccolta da questi soggetti. 

Una nota: tali investimenti possono essere effettuati anche verso fondi VC europei. Questo significa che il capitale raccolto grazie all’incentivo potrebbe finire su veicoli stranieri se i fondi italiani non saranno competitivi.

 In sintesi:

  • Introdotto Investor Visa per investimenti di 500.000€ in Fondi di VC;

  • Fondi pensione e casse devono allocare almeno il 5% (dal 2025) e 10% (dal 2026) in Fondi di VC;

  • Non ci sono vincoli geografici: vale l’intera UE.

5. Testo Unico e Garante: le prossime tappe

Il percorso normativo prosegue con una delega al Governo per l’adozione, entro 12 mesi, di un Testo Unico che riordini tutte le norme su startup, PMI innovative e incubatori/acceleratori.

Accanto a questa operazione di sistematizzazione, viene istituita la figura del Garante per le startup e le micro, piccole e medie imprese che avrà il compito di monitorare le politiche, segnalare criticità e promuovere un dialogo continuo tra PA e imprese.

Le consultazioni pubbliche ("Reality Check") saranno il canale privilegiato per segnalare problemi concreti e proporre soluzioni operative. Se operi nel settore, è il momento di partecipare: la norma si costruisce anche dal basso.

In sintesi:

  • In arrivo un Testo Unico che riorganizzerà tutta la materia;

  • Istituito il Garante delle Startup e PMI innovative;

  • Previste consultazioni pubbliche periodiche (“Reality Check”).

In conclusione: cosa conviene fare subito

Il nuovo assetto normativo offre occasioni concrete, ma premia solo chi si muove in tempo. Le nuove regole sono pensate per selezionare le imprese più dinamiche, strutturate e con prospettive di crescita.

Ecco da dove partire:

  • Mappa il tuo status (anno di iscrizione, requisiti, agevolazioni attivabili);

  • Pianifica le azioni necessarie per rimanere nel registro: investimenti, governance, crescita;

  • Consulta un esperto fiscale per verificare l'accesso ai benefici (soprattutto con SAFE o strumenti misti).

Se sei parte dell'ecosistema innovazione, è il momento di essere proattivo. Il contesto cambia, e chi sa adattarsi ne uscirà rafforzato. In questa fase è fondamentale non affrontare le sfide da soli, ecco perché realtà associative come InnovUp che rappresentano e mettono in rete gli attori della filiera dell’innovazione dimostrano quanto la voce collettiva possa incidere, come dimostrano anche i recenti chiarimenti ottenuti dal MIMIT sul nuovo Scaleup Act che aprono la strada a un’applicazione più chiara e favorevole per tutto l’ecosistema.

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22/09/2025

Risposta (1)

StrongHer Mentor

Team Qonto

Community Engagement Project Manager @ Qonto

Grazie @Giorgio Ciron per la condivisione!

24/09/2025