In Piemonte cresce il numero di Società Benefit. Oltre 150 aziende hanno già scelto questo modello. Torino da sola raccoglie quasi il 60% delle realtà attive, in settori che vanno dal manifatturiero alla logistica.
Essere Benefit non è marketing verde. È una scelta concreta: fornitori locali, collaborazione con scuole e cooperative, posti di lavoro vicini al magazzino. Il valore resta sul territorio e genera ricadute positive.
Qui in Piemonte la prossimità è un vantaggio competitivo. Ridurre le distanze significa abbassare i costi di logistica, accelerare le consegne e limitare l’impatto ambientale. È un approccio che rispecchia anche la cultura del territorio: concretezza, radici forti, attenzione al contesto in cui si vive e si lavora.
Nella mia esperienza con Doppincolla Società Benefit, abbiamo visto che questa logica funziona anche negli imballaggi. Usare materiali riciclati, scegliere fornitori a km zero e ridurre gli sprechi ci ha permesso non solo di diminuire i costi logistici, ma anche di offrire un servizio più veloce e coerente con i valori di sostenibilità.
Azioni come queste non sono beneficenza, ma intelligenza economica distribuita. Sostenere cooperative sociali per la logistica o collaborare con scuole tecniche locali significa creare un ecosistema che genera benessere diffuso. In una regione dove ogni collina racconta una storia e ogni quartiere ha un’identità forte, essere “local” è anche una scelta culturale.
Il messaggio è chiaro. Non si può essere globali senza prima essere locali. Un’impresa radicata nel territorio è più resiliente, più credibile, più efficiente. La nuova economia piemontese si costruisce così: a pochi chilometri da casa, ma con una visione ampia.
La tua azienda ha già valutato il modello Benefit? Quali vantaggi o difficoltà hai riscontrato?
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